Intervista a Bruna Tomasi, una delle prime compagne di Chiara Lubich, di Walter Taufer. Riportiamo una delle sue risposte.
Nei due mesi della Mariapoli del’59 sono passate dal Primiero circa 12.000 persone di 27 nazionalità: gente semplice, personalità politiche… In quell’anno la Mariapoli si concluse con un atto pieno di significato. Lei c’era. Ce lo può raccontare?

Sì, eravamo molti, di tante nazionalità, ma ci animava un comune spirito di amore e unità. Non era difficile incontrare un tedesco o un francese che si sforzavano di parlare con un italiano. E anche se non sempre si capivano, ciò era motivo di gioia e di risate. Eravamo come si sa nel dopo guerra e non era tutto scontato. Questa Mariapoli la ricordiamo in particolare per la sua conclusione. Il 2 agosto ripartivano per la Germania un gruppo di tedeschi. Chiara scrive ringraziando loro: “La vostra partenza sembra oscurare un po’ il bel sole della Mariapoli, perché voi siete stati tanto vicini a noi nel costruire questa “mistica città” col vostro amore, con la vostra donazione, col vostro esempio, con la vostra gioia… La vostra fedeltà all’Ideale vi ha fatto sentire tanto vicini a noi, non solo come cristiani, ma come popoli”. Bisogna pensare che venivamo tutti dall’esperienza recente della guerra. E Chiara aggiunge: “Si può prevedere qualcosa di grande per la Germania e nell’unità con gli altri popoli”. E ancora: “I focolarini italiani vorrebbero patteggiare con voi unità eterna perché Gesù sia sempre non solo fra le nostre anime, ma fra i due popoli. Il giorno 22 agosto (allora era la festa del Cuore Immacolato di Maria, n.d.r.) faranno questo patto con voi anche se fisicamente siete lontani. Fatelo anche voi e chissà quale grazie manderanno il Signore e Maria dal Cielo”. L’adesione dei tedeschi è generosa. I francesi e i brasiliani, venuti a conoscenza aderiscono subito pure loro.
Così, il 22 agosto 1959, rappresentanti dei 5 continenti leggono in chiesa, sul gradino del presbiterio, una preghiera in 9 lingue (cinese, italiano, tedesco, francese, inglese, fiammingo, portoghese, spagnolo e slovacco). Era una consacrazione quasi universale. La chiesa, gremita, segue attentamente mentre si avverte qualcosa di nuovo, di grande: un’unità da vivere non solo fra di noi, fra persone cioè, ma fra popoli. Il deporre di tutti davanti a Maria i propri popoli, in un amore più grande (“amare la patria altrui come la propria”), dava vita al popolo di Dio. Lo si sentiva come una sfida per il futuro, per la pace. Con commozione ricordo quel momento e penso che in questi 50 anni molto sia stato fatto da Maria! Dopo quella Mariapoli, l’ultima nelle Dolomiti, esse riprendono nel ’60 a Friburgo, nel ’61 in Brasile e poi nel ’64 in Italia e Europa. Da allora si tengono in ogni nazione dove il Movimento è presente.

Da “Voci di Primiero”, Settembre 2009.